lunedì 13 agosto 2012

Il Paese Basco On the Road: Bilbao (Parte III)

Dopo poche ore di viaggio arrivammo a Bilbao, attraversando da est a ovest il Paese Basco lungo l'autopista, larga e scorrevole, che collega San Sebastian alla capitale della Biscaglia appunto.
Lasciammo alle nostre spalle una settimana impegnativa di feste e sbronze e ad accoglierci, a nostra insaputa, una città verdeggiante che fremeva nei preparativi della propria e personalissima Semana Grande. Quello che poteva sembrare un colpo di fortuna era in realtà una sfida della natura alla nostra resistenza fisica e, spiacente per i lettori festaioli e i neobukowskiani, tengo a precisare fin da subito che non accettammo quella provocazione così esplicita.
Andammo subito però a fare un giro in centro, parcheggiammo la Volkswagen scarcassata a due passi dal Guggenheim e decidemmo di passeggiare lungo il corso del fiume Nerviòn, così senza una meta precisa e senza rivolgere occhio alla mappa. Ci inoltrammo per i vicoletti del centro storico, pieni di botteghe e locali dove bere e mangiare degli ottimi pinchos, mentre in ogni piazzetta venivano allestite le scenografie e i palcoscenici dei concerti e degli eventi che avrebbero avuto luogo nei giorni successivi. Decidemmo prima del tramonto di andare a prendere il meritato riposo e trovammo un ostello della gioventù un pò lontano dal centro, ma dal quale godevamo di un'ottima vista sulla città.




Bilbao - Panoramica


Bilbao ha circa mezzo milione abitanti che raddoppiano considerando nel conteggio anche quelli dell'area metropolitana e, grazie alle importanti infrastrutture costruite negli ultimi decenni, come ad esempio le autostrade e la metropolitana, che si sono aggiunte alla presenza di uno dei porti più importanti di tutta la Spagna, rappresenta oggi una delle città più ricche dell'intero Paese. Il clima fresco e umido, lo stile di alcuni edifici del centro e la peculiare freddezza della gente del posto, rendono l'ambiente piuttosto british e accentuano ancor maggiormente le differenze col resto della nazione, già ampiamente discusse attraverso ragioni politiche. L'indipendentismo basco, l'ETA e la lingua euskera sono infatti costantemente notizie da prima pagina in tutti i giornali, ma è davvero difficile farsene un'idea precisa perchè dialogare in spagnolo con un basco di questi argomenti, statisticamente, ha le stesse probabilità per una persona di vincere alla lotteria. Riassumendo in breve, la sinistra nazionale tende a negoziare coi baschi mentre la destra ha un atteggiamento di chiusura, ma gli indipendentisti rivendicano il proprio apporto agli interessi della Spagna e polemizzano invece su ciò che ricevono in cambio. In ogni caso, gli attentati terroristici che fino a qualche anno fa sconvolgevano il mondo intero, come le bombe esplose a Madrid e Valencia, sono oggi solo un triste ricordo visto che l'autunno scorso, pochi giorni prima delle elezioni che avrebbero sancito l'addio di Zapatero alla presidenza del governo, i vertici dell'indipendentismo basco, attraverso un comunicato ufficiale, dichiararono lo stop all'uso di qualsiasi forma di violenza.
Già nell'estate in cui, insieme alla ragazza valenciana, soggiornammo a Bilbao, dalle finestre degli edifici amministrativi penzolavano queste bandiere (foto), un segnale inequivocabile di civiltà matura, al di là di ciò che la gente possa pensare a riguardo.

"Abbiamo bisogno di pace" - Edificio a Bilbao

Ma Bilbao è anche una città in forte crescita dal punto di vista culturale. Il museo Guggenheim col suo ragno gigante all'esterno, opera del canadese Frank Gehry, è sì vero che assomigli  all'astronave di un film di fantascienza, peraltro mal riuscito e allo stile del peggior Edward Wood, ma è anche un'attrazione importante per i turisti di tutto il mondo e per i giovani studenti che da ogni parte della Spagna si muovono, con lo scopo di andare ad abbracciare l'arte, respirarla, comprenderla e riprodurla. Aperto al pubblico alla fine del secolo scorso, al suo interno è possibile avere un incontro ravvicinato con Picasso, Mondrian, Klee o Kandinsky è non è un caso che, anche grazie al Guggenheim, lo spirito artistico spagnolo sia veramente rinato dopo gli anni bui della dittatura di Franco, ma questa è un'altra storia che non ho intenzione di approfondire qui. Quindi per non divagare troppo e tornare all'argomento, è importante sapere che famosi architetti come Norman Foster e Santiago Calatrava abbiano contribuito, a modo loro, ad abbellire e rendere più fruibile la città di Bilbao che fino a qualche decennio fa, altro non era che una squallida città di porto, industriale e inquinata.
Un altro punto a favore in senso culturale per Bilbao, è dovuto sicuramente alla presenza dell'Università del Paese Basco che venne frequentata per un breve periodo, tra gli altri, dal giovane Nacho Vigalondo, uno dei registi cinematografici spagnoli emergenti con maggiore talento.
Per concludere, un fattore rilevante per le sorti della città è rappresentato dalla squadra di calcio dell'Athletic, che gioca le sue partite casalinghe nello stadio San Mamès, detto anche la cattedrale, un fortino inespugnabile, nel quale i tifosi sono soliti creare un'atmosfera unica, orgogliosi di supportare l'unica società calcistica al mondo che abbia deciso di rinunciare ai giocatori stranieri e schierare perciò solo ed esclusivamente atleti baschi. Una favola autarchica, come è stata definita dalla stampa sportiva internazionale, per questa squadra che è riuscita a ottenere successi anche a livello europeo e che, oltretutto, è stata pionieristica nel lanciare la moda dei giocatori autoctoni, poi seguita da altri club come ad esempio il Futbol Club Barcelona. 

Tifosi e giocatori dell'Athletic Bilbao allo stadio San Mamès


Il Guggenheim di Bilbao

Il nostro soggiorno a Bilbao durò un paio di giorni, nei quali riuscimmo a vedere gran parte della città, senza però, a dire la verità, essere presi da quelle forti emozioni che avevano caratterizzato invece i primi giorni di quel viaggio. Cercare qui i motivi è piuttosto inutile, oggettivi o soggettivi che siano, quindi non mi sento in grado di poter consigliare o meno una visita turistica. Ciò invece di cui sono convinto è di avere voglia di tornarci e approfondire alcuni aspetti che in quei giorni di Agosto trascurai. Una città che era riuscita ad arricchirsi ed espandersi prepotentemente in epoca industriale, non tenendo conto però dei danni ambientali e che, all'inizio degli anni Ottanta vide un blocco improvviso nella crescita economica, seguito inoltre da disastrose alluvioni che segnarono il punto più basso della sua storia, ma che a quel punto ha saputo risollevarsi tornando a splendere in così poco tempo, merita tutto il rispetto del mondo. Quindi, alla fine della storia, un consiglio me lo sento di dare, ovvero se deciderete di andare a Bilbao non la sottovalutate, ma datele fiducia, immaginatela sporca e fumosa come era, aprite gli occhi e guardate bene ciò che è oggi, poi, provate a riflettere se tutto questo possa essere possibile anche nella vostra città. Se deciderete invece di non andare mai nella vostra vita a Bilbao, nessuno ve ne farà una colpa, però potreste ad esempio cercare il film di Bigas Luna "La chiamavano Bilbao". Non c'entra assolutamente nulla il titolo del film con la città, almeno all'apparenza, ma potreste essere violentemente turbati e decidere di partire il giorno stesso.


Qui sotto trovate dei video sulla trasformazione di Bilbao. I primi due sono uguali, il primo è in inglese e il secondo in spagnolo. Purtroppo in italiano non c'è! Il terzo video è una galleria sui progetti architettonici che hanno cambiato e che cambieranno faccia a Bilbao.



venerdì 13 aprile 2012

Il Paese Basco On the Road: San Sebastian e la Semana Grande (Parte II)

...il paesino che il tipo di San Sebastian consigliò era nella montagna circostante a Hondarribia. Per raggiungerlo dovemmo percorrere una ventina di chilometri tra le colline, nell'entroterra, sempre a bordo della Volkswagen scalcinata, e arrampicarci per viottoli e tornanti di campagna dove attraversavano continuamente mucche, pecore e maiali. Gli accidenti verso l'amico basco erano quasi terminati quando davanti ai nostri occhi vedemmo innalzarsi il tetto di legno dell'ostello dove avremmo dormito almeno un paio di notti. Eravamo sperduti nella natura, in mezzo al verde, in un posto in cui mai avrei immaginato di mettere piede in vita mia e mi sentivo felice, sereno, in pace con me stesso e col mondo. Il panorama mozzafiato e la natura brulla mi riportavano con la mente in Toscana, pensai alla famiglia e agli amici per un breve ma intenso momento, poi girai lo sguardo verso la ragazza valenciana che mi stava guardando mentre ero assorto nei miei pensieri e mi sorrise. La sera non tornammo a San Sebastian nonostante la grande fiesta. Decidemmo di amoreggiare romanticamente in quel grande dormitorio con decine di letti a castello, di legno, in cui eravamo magicamente soli...

...dopo un paio di giorni di relax più completo tornammo a San Sebastian dove incontrammo nuovamente l'amico basco, il quale aveva organizzato una festa nella festa con i suoi amici. Bevemmo e cantammo tutta la notte. Anche i suoi amici erano simpatici e raggiunsi una ipotetica e superficiale teoria sul popolo basco ovvero che quando essi si ubriacano sono esattamente come tutti gli spagnoli: urlatori, caciaroni e sguaiati, anche se, questo sì, più educati in alcune occasioni.
Il ragazzo alla fine cedette al fascino della bella valenciana e ci ospitò a casa sua per un paio di notti. Il padre era fuori per il fine settimana e la sua bellissima villa tipicamente basca, con travi di legno incrociate sulla facciata, fu occupata oltre che da noi, anche da alcuni dei suoi amici.
Quella Semana Grande è davvero una bella festa, paragonabile in molti aspetti alla fallas di Valencia, con tutta la città e i turisti riversati sulle strade e nei locali e la magnifica baia a fare da cornice a tutto questo. Ma dovevamo nuovamente partire, salutammo la combriccola e all'indomani arrivammo a Bilbao...

...Continua

Panoramica del centro storico di San Sebastian

La collina sulla baia di San Sebastian

giovedì 2 febbraio 2012

Il Paese Basco On the Road: San Sebastian e la Semana Grande (Parte I)

Arrivammo a San Sebastian, Donostia in basco, in tarda nottata. Dall'autovia principale iniziammo a vedere la calda luce della città e seguimmo le indicazioni verso il centro. Costeggiammo il fiume Urumea con i suoi ponti che, illuminati nella notte, sembravano voler svelare la storia di un popolo conosciuto ovunque per il suo radicalismo politico e la sua scellerata violenza: i baschi. Arrivammo fino in fondo, almeno fin dove era possibile arrivare con l'automobile e vedemmo di fronte la spiaggia della Concha con la sua baia che sfocia nell'Oceano Atlantico e che segna il confine tra Spagna e Francia. Proseguimmo verso ovest e più precisamente verso la collina dove i benestanti vizcaini risiedono nelle loro villette ben curate, con tanti fiori colorati alle finestre. Eravamo molto stanchi del viaggio e dopo aver mangiato ciò che rimaneva nei barattoli di conserve, riposammo abbracciati sui sedili dell'auto in una piazzetta sulla collina, dalla quale era possibile vedere un romantico panorama della città. 

La baia di San Sebastian all'alba


All'indomani visitammo il centro storico e scoprimmo una città davvero interessante. I vicoli e le piazzette pulite e decorate, che accoglievano i vecchietti dall'aria serena, ci portarono dritti alla magnifica cattedrale del buen pastor. Un'opera in stile neogotico che non passava inosservata, oltre che per la sua grandezza, soprattutto per l'alta torre di ben 75 metri. Mentre la ragazza valenciana fece un giro rapido al suo interno, io feci soltanto capolino e rimasi a guardare i passanti dal tranquillo giardinetto circostante, poi quando la ragazza uscì facemmo colazione al Plaza Cafè, un bar piccolo e accogliente nella parte posteriore rispetto alla facciata. Proseguimmo la visita di San Sebastian, una città cresciuta in epoca moderna grazie al commercio dei pescatori e alla sua posizione strategica di confine, capoluogo della regione della Guipuzcoa e insieme a Vitoria e Bilbao, punto nevralgico dell'indipendentismo basco.

San Sebastian - Catedral del Buen Pastor

Attraversammo quindi il Ponte Maria Cristina e fummo travolti da una massa di gente che urlava e cantava slogan in una lingua per noi incomprensibile, l'Euskera o più comunemente il basco. Le bandiere bianche con la croce verde e righe rosse sventolavano orgogliose e a me rimandavano a due ricordi alquanto superficiali: il Tour de France e le rivendicazioni degli attentati viste nei tg. Questo ricordo fu talmente impulsivo che decisi di allontanarmi per paura di ritrovarmi in mezzo a qualche guaio. La ragazza mi seguì e neppure il tempo di uscire da quella folla che fummo travolti da un'altra manifestazione, questa contro la violenza ai tori nelle corride. Per quel che mi riguarda poteva anche essere la stessa manifestazione ma non facemmo in tempo a rendercene conto...


San Sebastian - Manifestazione per i diritti degli animali

San Sebastian - Il ponte Maria Cristina
...nonostante le nuvole decidemmo di andare verso la spiaggia della Concha. Scendemmo le scalette e camminammo a piedi scalzi sulla sabbia dorata e umida, il cielo iniziò a schiarirsi e un raggio di sole illuminò un abbondante spicchio del semicerchio che formava appunto la Concha. Ci mettemmo seduti sul bordo di cemento sotto al colonnato, con i piedi penzolanti, a sorseggiare una freschissima Estrella e chiedemmo a un signore i motivi della manifestazione che avevamo incontrato. Il signore esitò un pò a risponderci, poi con tutta l'aria di essere scocciato e di fare la carità nei nostri confronti, accennò due-tre parole in castigliano, di cui riuscimmo a comprendere "Indipendenza" e "Euskadi".
Constatata l'antipatia del signore, comprendemmo però un sentimento di profondo odio e distaccamento dalla Spagna, dallo spagnolo e da tutta la bugia dei formalismi e nazionalismi vari, la presenza di un vero e proprio nemico da combattere a costo persino della vita stessa e la speranza della libertà di un popolo, utopia burocraticamente realizzata ma irrealizzabile nella vera realtà dei fatti.
Il sole aveva ormai illuminato completamente la Concha, iniziava a fare veramente caldo, i bambini con il culetto scoperto correvano felici verso l'acqua e anche noi facemmo un bagno rilassante e rinfrescante, proprio lì nella stessa baia dove Hemingway veniva a smaltire le sbornie e i pensieri.

San Sebastian - La Concha


In serata incontrammo un amico della ragazza valenciana. Il ragazzo era di San Sebastian, castano e un pò stempiato, pizzetto da chitarrista metal, non molto alto e un pò tarchiatello. Si erano conosciuti in Erasmus a Trieste l'anno precedente e sebbene lui manifestasse un notevole interesse verso di lei, poco curante della mia presenza che in teoria avrei dovuto essere l'amigo especial se non addirittura il novio agli occhi della gente, la ragazza si teneva piuttosto distante da lui e a volte si girava verso di me facendo delle facce disgustate. Una situazione che mi metteva in imbarazzo, anche perchè tutto sommato il tipo mi era simpatico, ma sapevo che ciò che interessava a lei era la possibilità che il ragazzo ci ospitasse a casa sua per qualche giorno. Ho sempre odiato gli atteggiamenti da furbetto o da tipico picaro spagnolo e probabilmente anche il ragazzo, che infatti non abboccò alla lenza e ci consigliò un posto nelle colline circostanti a San Sebastian per dormire. A parte questo, la serata fu piacevole, entrammo almeno in una decina di bar e locali, bevemmo e mangiammo a volontà. Accompagnammo gli ottimi Pinchos, le tapas basche, con del Sidro fruttato e inebriante. Imparammo persino a servirlo dalla bottiglia al bicchiere come fanno i baschi, cioè dall'alto verso il basso, a una distanza di almeno un metro l'una dall'altro, cosa molto difficile se si è già bevuto, e portai via con me uno di quei tipici tappi con due fessure, fatti apposta per quel vino dolce e liquoroso. Per le strade era pieno di gente giovane che cantava, beveva e ballava, gruppi musicali, bande folcloristiche e artisti di strada. Le ragazze lanciavano languidi sguardi tra la folla e i flash delle macchine fotografiche immortalavano dei momenti indimenticabili: era il primo giorno della festa della Semana Grande... (Continua)


giovedì 15 dicembre 2011

Pamplona - Tra Hemingway, tori e vino tinto tempranillo

Da Girona proseguimmo in direzione ovest, lasciammo alle nostre spalle Vic, Manresa e Lleida nel cuore della Catalunya, percorremmo stradine di montagna, tra il verde vivo della folta vegetazione e con l'ombra dei Pirenei alla nostra destra che faceva una piacevole compagnia, prima di entrare nelle zone desertiche vicine a Zaragoza e proseguire quindi in direzione nord verso la Navarra, con destinazione Pamplona. Era Agosto e il tipico caldo torrido dell'entroterra spagnola era a dir poco asfissiante. Nella vecchia Volkswagen scalcinata avevamo una ventola per l'aria fresca che ben presto smise di funzionare. La ragazza valenciana si tolse le scarpe, mise i piedi nudi fuori del finestrino dal lato passeggero e cercò di rilassarsi per il lungo viaggio mettendo un cd di Anthony & the Johnsons. Dopo quasi 600 Km e innumerevoli soste nelle varie stazioni di servizio, arrivammo infine a Pamplona nel tardo pomeriggio...



...che la città di Pamplona sia legata indissolubilmente alla figura di Hemingway e alla festa di San Firmino, che si celebra ogni anno dal 6 al 14 Luglio, è cosa ormai ben nota. Tuttavia quando arrivammo noi, la festa era già finita ed era possibile respirare un'aria fresca e tranquilla, ben lontana dalla follia che il grande scrittore americano aveva descritto anni prima nel suo libro Fiesta (The Sun Also Rises, 1926). Passeggiammo un pò per le tipiche vie cittadine e lungo il parco che circonda il centro storico, fino ad arrivare alla bellissima Plaza del Castillo, un'enorme piazza dalla forma rettangolare, circondata da palazzi d'epoca colorati e con pregevoli rifiniture. Ai lati della piazza e sotto ai portici, gli abitanti di Pamplona e i turisti di ogni provenienza gremivano le terrazze dei bar, tra cui il celebre Cafè Iruña, anch'esso legato al romanzo dello scrittore americano, nell'ora dell'aperitivo e così tra un vermouth e una cerveza, anche noi scoprimmo, parlando con un cameriere, uno dei segreti del posto. La Navarra è infatti una delle regioni spagnole con la più antica tradizione nella produzione dei vini e se in passato era conosciuta soprattutto quella del vino rosè, oggi è il vino tinto (vino rosso) a farla da padrone. Ne assaggiammo un paio di bicchieri belli pieni fino all'orlo, il ragazzo ci disse che veniva dalle uve di tempranillo, tra le migliori della zona...

Plaza del Castillo - Pamplona


...uscimmo dal bar in uno stato confusionale, forse a causa del buon tempranillo e, nonostante nella piazza ci fossero poche persone, tra le signore che portavano i loro cani a spasso e gli anziani che aspettavano nelle panchine il momento giusto per rincasare, godemmo alla vista di un posto così affascinante, mentre il sole cominciava a nascondersi dietro ai palazzi della Belle Epoque, portando via con sè tutti i segreti del vecchio Hemingway.
Da un lato della piazza si vedeva il teatro e da lì era possibile proseguire per l'avenida Carlos III, dove aveva sede il palazzo del governo della comunità autonoma di Navarra. Decidemmo di proseguire la camminata verso la via dell'Encierro,  e arrivare fino alla Plaza de Toros, dove avremmo mangiato un boccone prima di ripartire in nottata alla volta del vicino Paese Basco...

Calle del Encierro - Pamplona

Pamplona - Una via del centro storico

...la via dell'Encierro è la strada in cui, durante la festa di San Firmino, centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo si fanno rincorrere a suon di cornate dai tori che vengono fatti uscire da un'enorme gabbia collocata al principio della strada stessa. Lo spettacolo è a dir poco avvincente quanto estremamente pericoloso. Le vittime di questa follia collettiva non si contano più e gli spagnoli stessi hanno cominciato a disprezzare questa tradizione come del resto quella delle corride, in cui le povere bestie vengono massacrate col solo fine di esaudire uno dei desideri più bassi dell'uomo, quello del confronto con la morte, sebbene non la sua, ma quella degli indifesi tori prescelti. In Catalunya ad esempio, le corride saranno bandite a partire dal prossimo mese di Gennaio e in altre zone della Spagna si stanno cercando soluzioni per mettere daccordo una parte di popolo orientato verso la conservazione di questa tradizione secolare e una parte altrettanto nutrita che rinuncerebbe senza rancore a quello che ormai è ritenuto uno spettacolo dell'orrore.





Lo stesso cameriere di Pamplona, ma non il nostro del Tempranillo, bensì quello del romanzo di Hemingway, faceva notare l'inutilità di tanta violenza già quasi cent'anni fa. Una cosa comunque molto interessante, al di là di questa discussione, è la contrapposizione tra il carattere sacro della festa e l'atmosfera profana che è possibile respirare durante, con litri di ogni genere di bevanda alcolica che scorrono per le strade e giovani che vengono qui sostanzialmente per trasgredire ad ogni regola etica e religiosa. In ogni caso esiste una valida alternativa alla corsa dei tori. Fu proposta qualche anno fa da un gruppo di attivisti/animalisti, si tratta della corsa dei nudi...


Pamplona - L'alternativa alla corsa dei tori



...giungemmo finalmente alla Plaza de Toros e a dirla tutta rimanemmo delusi, poichè pensavamo di trovarci davanti una costruzione storica o perlomeno degna di una tale tradizione, invece la struttura è moderna, di un bianco sporco misto tra plastica e cemento, insomma niente a che vedere con i mille colori dell'antico centro cittadino. Dietro alla piazza si lasciava intravedere nuovamente il parco che attraversa in pratica tutta la città. Pamplona è considerata infatti una delle città più verdi non solo della Spagna, bensì di tutta Europa e i suoi 200.000 abitanti sono ovviamente orgogliosi di ciò.
Saremmo rimasti volentieri a Pamplona, anche se in mezza giornata avevamo già visto quasi tutto, ma il nostro programma prevedeva di raggiungere San Sebastian alle prime ore del mattino e viaggiare così durante la notte per non soffrire troppo il caldo. Giocare a essere Hemingway aveva conciliato in parte la nostra ansia di viaggiare e conoscere, ma non era ancora giunto il momento di fermarsi a pensare...

...il film "Il sole sorge ancora" tratto dal romanzo di Hemingway "Fiesta"






giovedì 8 dicembre 2011

Costa Brava e Costa Dorada - Da Valencia a Girona On the Road

Partimmo ai primi di Agosto, eravamo solamente io e la ragazza valenciana che stavo frequentando, a bordo di una Volkswagen piuttosto scalcinata ma ancora viva, esattamente come la nostra voglia di conoscere e vagabondare. A Valencia lasciai i miei compagni di festa italiani e una cara amica paraguaiana, oltre ovviamente a tutte le pratiche universitarie tuttavia incompiute.
Sostammo una notte in un paesino di mare poco distante da Valencia, Viñaros. All'indomani ci mettemmo in cammino presto alla volta di Barcellona, dove ci saremmo fermati per qualche giorno, ospiti di un'amica della ragazza. Durante il tragitto lasciammo alle nostre spalle centinaia di Km di costa, posti turistici come Oropesa e i mega-villaggi che erano stati costruiti qui solo qualche anno prima. Uscimmo dall'autopista nazionale all'altezza di Tarragona per fare una siesta e mangiare qualcosa. Scoprimmo una città sul mare poco conosciuta quanto affascinante. Nel centro cittadino, un'immensa rambla portava fino ad una terrazza panoramica sul mare e faceva pregustare ciò che avremmo visto a Barcellona. Scendemmo poi una scalinata, fino a giungere in una piazzola in cui c'era un grande pezzo di pietra rotondo, posto orizzontalmente rispetto al terreno e ci accorgemmo che in quella posizione, il riflesso della luce del sole che ci andava a sbattere, segnava, quasi come un miracolo della scienza, l'ora del giorno precisa. Rimanemmo stupiti, anche se, a pensarci bene, non dovrebbe essere difficile riprodurre quello che vedemmo. Andammo quindi verso il mare e mentre la ragazza avvertiva i familiari che tutto procedeva bene, io decisi di sdraiarmi all'ombra di due pini per alleviare la stanchezza del viaggio e del caldo...

Tarragona

Benicassim

...la siesta durò qualche ora e prima che tramontasse il sole ci rimettemmo in viaggio. Arrivammo a Barcellona in serata e visitammo velocemente alcuni dei posti turistici per eccellenza come la Sagrada Familia, Plaza Espanya e Plaza Catalunya, bevemmo della sangria di supermercato e facemmo alcune foto finchè non trovammo la ragazza che ci avrebbe ospitato. Ma a Barcellona, in realtà, non fu quella nè la prima volta e nè l'ultima che ci misi piede, quindi credo che il discorso su questa città debba per forza di cose essere approfondito in un nuovo post in futuro. Una cosa che mi piace ricordare qui è invece quella ragazza che oltre a darci un letto si prese cura di noi in quei caldi giorni d'Agosto, preparando degli ottimi pranzetti e con ingredienti che definire biologici o afrodisiaci, sarebbe come farle un torto. 

La Sagrada Familia - Barcellona

Ricordo anche che la ragazza valenciana, dopo qualche giorno di viaggio, cominciò a rilassarsi, tendendo sempre più ad attaccarsi a me, quanto proporzionalmente ci stavamo allontanando da Valencia e dalla sua famiglia. La verità è che eravamo due ragazzetti, io ventitreenne e lei più piccola di me, anche se non riesco a ricordare esattamente. Di lei ricordo soprattutto gli splendidi occhi azzurri, il sorriso che le arricciava le guance, i lisci capelli castani e un senso di responsabilità molto forte. Sembrava più britannica che spagnola ma fu un'ottima compagna in quel periodo, nonostante nel cervello mi rimbombasse continuamente il proverbio che recita "moglie e buoi dei paesi tuoi". Comunque non mi dilungherò oltre sull'argomento, quindi riprendendo il filo del discorso, partimmo da Barcellona con la macchina carica di buste, regali e cibo vario che la ragazza di là si era premurata di prepararci e non mancò neppure di donarci qualche foglia secca di quella spezia inebriante con cui era solita condire gli alimenti.
L'allegria aveva preso il sopravvento in quel viaggio, ma il dover guidare in autostrada non permetteva comunque nessuna distrazione. Passammo in direzione nord verso Badalona, superammo Blanes e facemmo una sosta a Lloret de Mar, una cittadina che somiglia molto a Rimini sia per la quantità di Guiri, come vengono definiti i turisti che si sciolgono al sole spagnolo, sia per le scatenate feste in discoteca che vengono organizzate. Bar, chioschetti e negozi di ogni tipo contribuiscono qui a rendere il tutto ancor di più un'oasi felice per il consumismo di massa, ma noi in realtà non eravamo alla ricerca di ciò, piuttosto cercavamo con quel viaggio di risolvere, riequilibrare o perlomeno attenuare le nostre inquietudini tipiche dell'età che stavamo attraversando.
Continuammo così il percorso e arrivammo a Girona. Trovammo alloggio in un affittacamere in pieno centro per una manciata a testa di €uro a notte e uscimmo a visitare la città. La periferia industrializzata non rendeva onore allo storico borgo che tra vicoli, ponti e piazzette portava fino alla scalinata della cattedrale di Santa Maria. E se da un lato, lungo il corso del fiume che la attraversa, poteva ricordare per i suoi edifici le città del nord europa, al suo interno Girona sembrava riprendere le antiche tradizioni dei paesini medievali in Toscana, con i suoi pavimenti in ciottoli, piante e fiori appesi nelle terrazze, cunicoli e porticati tra i vecchi edifici, ristoranti di cucina tipica e l'atmosfera da paesone più che di un ricco capoluogo di provincia. Girona è infatti l'ultima provincia catalana prima di entrare in territorio francese ed è per questo che il tiramolla dovuto dalla cultura transalpina e da quella castigliana, ha creato infine una  roccaforte del catalanismo con tutti i suoi pro e i suoi contro.
Girona oggi è conosciuta internazionalmente per l'aeroporto che fa da scalo per i "passeggeri low-cost" di tutto il mondo diretti a Barcellona, che si trova a 150 Km circa di distanza.

Girona

Dopo un paio di giorni le nostre inquietudini cominciavano a riaffiorare e decidemmo così di rimetterci in viaggio. La ragazza si sentiva lontana dalla famiglia e dalle amiche e si era defintivamente attaccata a me in maniera ormai irreversibile. Me ne rendevo conto anche dalla continua necessità di coccole e amore. Compresi allora la gravità della situazione e quasi inconsapevolmente mi rifugiai dentro me stesso, chiudendomi, per prevenire eventuali compromessi futuri che quel viaggio avrebbe potuto portare alla nostra "relazione". Per fortuna le spezie della ragazza di Barcellona non erano ancora finite, come del resto la mia voglia di libertà e di conoscenza antropologica.
C'era una remota possibilità di ritornare verso Valencia, ma non esitammo molto nel proseguire il nostro viaggio alla volta di Figueres e Cadaques, la terra natale del grande maestro surrealista Salvador Dalì. Situata sul mare e avvolta da un'infinita scogliera di roccia, Cadaques è forse uno dei posti più belli che abbia visitato in Spagna. Per arrivarci dovemmo percorrere una stradina tutta curve e tornanti, con una pendenza quasi da far invidia alle strade costiere della Corsica occidentale, ma come si dice in questi casi, ciò che si fatica di più ad avere è anche quello che in realtà si rivela più prezioso. A Cadaques sembra che il tempo si sia fermato, i turisti prendono il sole sulle spiagge di ghiaia bianca e il paesaggio intorno disegna forme che riportano senza troppe analisi ai capolavori di Dalì, il genio che cresciuto tra di esse, ne prese spunto per creare un impero parallelo alla realtà fatto di immaginazione e fantasia. La sua casa museo è sicuramente un incentivo al turismo culturale e anche l' omaggio a un grande personaggio del secolo scorso.
Noi, invece, trovammo un campeggio, proprio sulla collina dietro alle tipiche casette bianche vicine alla spiaggia e nonostante il forte vento, picchettammo la tenda dell'amore abbastanza in profondità come per rimanere là almeno una settimana...
...Continua
Prossime tappe del blog: Paese Basco, Barcellona, Madrid, Siviglia, Andalusia, Parigi, Savoia, Praga, Amsterdam, Londra, Kent, Croazia (Zagabria, Spalato e Hvar), Belgio (Bruxelles, Bruges, Ostenda), Grecia (Atene, Ios, Santorini, Patrasso) ecc. sempre e solo On the Road!!!

Cadaques - Il mare e le casette bianche

Cadaques - La terra di Dalì

Cadaques - Panorama

mercoledì 7 dicembre 2011

Valencia - Movida e altre storie (Parte II)

Dopo essermi trasferito nel centro antico della città, mi misi a cercare gente con cui condividere l'appartamento. Venne molta gente a vedere e così mi trovai costretto a selezionare tra ragazze olandesi, svedesi, marocchine ecc. Una ragazza algerina molto carina mi aveva colpito e pensai che vivere con lei sarebbe stato interessante anche per uno scambio culturale e fu così che passammo il fresco mese di Febbraio a scambiare le nostre conoscenze. Lei mi raccontò parte della sua vita, mi disse che aveva un marito in carcere in Algeria e lei era scappata in Spagna con suo figlio che però era a Madrid coi nonni, poi mi raccontò tante cose sul fatto di essere musulmana e io le feci notare alcuni progressi della scienza che ai popoli arabi non sono stati fatti conoscere, credo di proposito. Fu interessante la convivenza e mi resi conto che la loro cultura è veramente diversa dalla nostra. Un giorno, aprendo il frigorifero, notai che aveva aperto il mio prosciutto per provarlo e pensai a quanto possano essere assurde le religioni e quanto invece sia utile dialogare e conoscere nuove culture.
Comunque non mi dilungherò su di lei, ma è un buon punto di partenza per continuare il racconto su questa splendida città che è Valencia...

Città delle arti e della scienza - Valencia


...Valencia fu infatti dominata per secoli dagli arabi, nonostante venne fondata dai Romani, e le tracce dei mori erano ancora ben presenti in tutta la città. Il quartiere di Ruzafa, dietro alla stazione, veniva considerato infatti un grande centro residenziale riservato a loro, ai loro commerci e alle loro attività. La loro comunità era ben inserita nel tessuto cittadino e molte strutture ed edifici riportavano ancora inequivocabilmente alla loro cultura.
Ma Valencia, oltre a essere una città baciata dal sole e dalla luce in qualsiasi periodo dell'anno, era ormai diventata una metropoli europea a tutti gli effetti. Riconquistata dagli spagnoli e dopo secoli difficili, dalla metà del secolo scorso vide un'importante evoluzione economica e culturale.


Valencia - Particolare delle case

Oggi, l'aeroporto di Manises influisce sicuramente nelle attività commerciali cittadine, mentre la squadra di calcio Futbol Club di Valencia ha portato a grandi successi internazionali oltre ad essere un vero e proprio motivo di orgoglio cittadino. Lo stadio Mestalla è considerato un monumento, anche se è prevista la costruzione di un nuovo stadio (El Nuevo Mestalla) nella prima periferia. Negli ultimi tempi, a causa della crisi, la costruzione si è arenata e il club versa in una situazione di debito disperata e di cui si è in parte incaricata di salvare Bancaja, una delle banche valenciane più importanti.

Estadio Mestalla - Valencia



Il porto è un'altra risorsa molto importante, poichè collega Valencia ai principali porti del Mediterraneo, Barcellona, Marsiglia, Roma, Napoli, le isole Baleari e anche Tangeri. Passano di qui quindi sia enormi navi da crociera sia mercantili. Inutile dire che sia il turismo che il commercio siano parti fondamentali per la florida attività economica di Valencia. Il motivo della crisi qui è dovuto soprattutto all'immobiliare, come nel resto della Spagna, e ciò ha fatto lievitare i prezzi delle case a partire dal 2007, fino a cifre inaccessibili per chiunque, facendo scatenare la recessione che si è poi inevitabilmente riflessa su tutte le altre attività.
Tuttavia il governo di destra della Comunidad Valenciana si è sempre confermato, anche in seguito al tremendo scandalo di corruzione del caso Gurtel, che coinvolse tra gli altri, proprio lo stesso presidente Camps. E'ovvio che tutto ciò si rifletta nel bene o nel male anche sulla vita quotidiana dei valenciani, uno dei pochi popoli spagnoli a rimanere in qualche modo legati alla dittatura di Franco. Una giovane minoranza continua ad opporsi al potere forte e deciso dei popolari, ma la politica dell'apparire e un netto bigottismo religioso continuano a dominare la scena politico-governativa. Valencia è infatti considerata una vera e propria roccaforte della destra nazionalista. Per quanto riguarda invece la chiesa, ricordo che durante il viaggio del papa Ratzinger a Valencia, il presidente del governo Zapatero, socialista, decise di non andare ad accogliere il pontefice per ragioni non ben specificate e anche questo fece notizia.

Valencia - Una chiesa moderna

Tra le località raggiungibili su strada vicino Valencia, consiglio soprattutto le località marittime, Benidorm, famosa per la grande quantità di turisti inglesi e irlandesi che vengono a trascorrere le loro vacanze estive o Benicassim, conosciuta per il festival di musica che ha visto nel corso degli anni esibirsi alcuni degli artisti più bravi del mondo. Poi ancora Alicante, Murcia, Castellon e per gli amanti del calcio Villarreal, anche se da vedere ha in realtà ben poco.
La periferia di Valencia è invece caratterizzata da grandi agglomerati urbani che in alcuni casi raggiungono quasi i 100.000 abitanti come nel caso di Torrent oppure Gandia, facendo lievitare la polazione dell'intera area metropolitana fino a quasi 2 milioni di abitanti.
Per chi ama lo shopping, oltre ai negozi in centro tra Xativa e il palazzo comunale, può dirigersi in due zone ben definite. La prima è il Corte Ingles, accanto alla stazione degli autobus, situata al principio di un quartiere moderno con uffici e grattacieli, oppure al centro commerciale El Saler, appena fuori del Parco del Turia, all'altezza della Città delle Arti & della Scienza.
Ma la cosa che mi piace raccomandare di più è certamente Las Fallas, una festa che si svolge a metà Marzo e che dura una settimana. Una settimana di locura completa, scoppi di petardi a qualsiasi ora del giorno e della notte, gente ubriaca ovunque, strade bloccate dalla folla, musica, festa nei locali, nelle case, nei parchi, ovunque festa, festa e festa. In pratica ogni quartiere deve costruire delle imponenti figure di cartapesta che rappresentano personaggi o episodi famosi in modo satirico e esporre la propria opera durante tutta la settimana, poi tutte queste rappresentazioni, dette appunto fallas, vengono fatte ardere in falò che s'innalzano alti nel cielo e che dipingono la città di follia pura. Durante questa settimana non c'è affatto da sorprendersi se vedrete gente fare sesso in un prato o vecchietti saltellare sui petardi che gli scoppiano tra i piedi. Di certo per chi ama la tranquillità non è consigliabile andare in questo periodo, ma per chi ha voglia di divertirsi e fregarsene delle regole è sicuramente il momento giusto per visitare questa deliziosa città. Inoltre è noto che le ragazze valenciane per l'occasione usano consapevolmente fraintendimenti tra le parole fallas, le costruzioni di cartapesta, e il verbo follar, detto volgarmente scopare. Quindi un'ottima occasione per conoscere le affascinanti bellezze autoctone oltre che per divertirsi fino a mattina e anche oltre con gli amici.



A parte las fallas, ci sono comunque altri periodi dell'anno in cui si svolgono importanti eventi e festival. La fiesta de San Juan a Giugno è un altro appuntamento imperdibile, con decine di migliaia di persone che lasciano le loro case per andare a passare l'intera notte sulla spiaggia, tra fuochi, musica, cibo e alcool. In estate poi vengono fatti dei bei concerti al giardino del Viveros, in autunno l'Heineken Festival, le fiere nel parco del Turia, la tradizionale Tomatina, ovvero la guerra a suon di lanci di pomodori nella vicina Buñol, per non parlare poi delle normali festività previste dal calendario spagnolo...




Per completare il quadro vorrei parlare anche di alcune cose di minor importanza turistica, ma altrettanto affascinanti. Per prima cosa il quartiere di Benimaclet, una zona residenziale popolare che si differenzia notevolmente sia dalla parte antica della città sia dalla parte moderna coi suoi grattacieli. Qui è possibile vedere delle casette piccole di un piano o due, decorate nella facciata e molto caratteristiche, dove risiedono perlopiù giovani studenti ma anche famiglie e ragazzi immigrati. Nella piazza del quartiere oltre alla chiesa e al mercato c'è anche uno dei locali più discussi di Valencia, il Glop, un posto dove l'integrazione sociale e la creatività giovanile hanno ancora importanza e trovano il loro libero sfogo. Un'altra cosa che può essere interessante è la tradizone secolare dei commercianti valenciani che ancora oggi si ritrovano sulla porta della cattedrale in Plaza de la Virgen per scambiare la loro merce o ancora, il "mercatino del rubato" che si svolge tutti i Sabato notte nel parcheggio dello stadio Mestalla. Qui è possibile trovare di tutto, dalle biciclette ai semplici utensili di cucina, quadri o apparecchi tecnologici ecc. In realtà non è questo il suo vero nome, ma ricordo che alcuni italiani si divertivano a chiamarlo così e non penso che si sbagliassero di tanto.


Calles di Valencia - Particolare

Gli italiani in città sono molti, tra studenti, commercianti o chi ha aperto un tipico ristorante o pizzeria, quindi se dovesse venire nostalgia della propria terra, non sarà così difficile trovare consolazione.
Se nella zona di Blasco Ibanez e dell'Università si possono trovare locali e discoteche per tutti i gusti, c'è anche una zona più modaiola che si chiama Canovas del Castillo, tra il Parco del Turia e la stazione. Qui i ristoranti e i bar de copas abbondano, ma anche i prezzi sono decisamente elevati e la clientela è rinomata per essere pijas (fighetti) e non c'è da stupirsi nel vedere ragazzine di 18-20 anni con enormi seni rifatti a dare formosità ai loro corpi esili da teen-ager. La chirurgia ha infatti trovato terreno fertile qui come in altri posti della Spagna e le ragazze, in molti casi, preferiscono l'apparenza ai valori, ma tengo a precisare che le bellezze valenciane di cui parlavo precedentemente non rientrano tra queste, almeno secondo il mio parere. Parlando con gente del posto compresi anche in parte questo che per me fu inizialmente un mistero, infatti le ragazze spagnole sono conosciute nel mondo per le loro forme e la passione, ma se la seconda è un fattore caratteriale e al limite è possibile apprendere ad essere più passionali, la prima, per coloro con le quali madre natura non è stata generosa, può essere motivo di frustrazione fino a portare la ragazza stessa ad un sentimento di inadeguatezza allo spirito nazionale...
...vabbè, non mi inoltrerò ulteriormente vaneggiando sull'argomento, ma spero di essere stato esaustivo anche per quello che riguarda alcuni aspetti culturali di Valencia.


La modella valenciana Diana Morales



Per quanto riguarda la mia esperienza, finii l'Erasmus a Giugno ma decisi di trattenermi per l'estate con alcuni amici conosciuti là, ma dopo che l'Italia vinse il mondiale a Luglio cominciai ad avere un pò di nostalgia e ad Agosto il caldo divenne afoso, così insieme ad una ragazza che frequentavo decidemmo di fare un viaggio alla scoperta della Spagna, prima di tornare, seppur provvisoriamente, nel Belpaese.

giovedì 3 novembre 2011

Valencia - La città degli aranci (Parte I)

...E così partii per l'Erasmus!! Da Bologna in Toscana per fare le valigie, poi a Roma e con l'aereo dritto fino a Valencia. Ad accogliermi una città sorprendentemente incantevole, situata nel bel mezzo della costa atlantica della Spagna, 250 Km circa a sud di Barcellona e chiamata dagli abitanti del posto la ciudad de los naranjos, per la gran quantità di alberi di arance che rivestono la città. Valencia è la terza città della Spagna dopo Madrid e Barcellona, ha 800.000 abitanti circa e oltre a parlare il comune castellano o spagnolo, in tutta la provincia si parla un dialetto, anzi una vera e propria lingua, che è molto simile al catalano ma è definita valenciano. L'Erasmus era appena cominciato e già si era creato un gruppo di ragazzi (quasi tutti italiani) molto festaiolo. La città di per sè è molto festaiola, quindi trovammo un ambiente accogliente sotto molti punti di vista...
...L'impatto con la lingua fu traumatico, finchè non decisi di iniziare a leggere il libro di grammatica che mi ero procurato prima di partire. Il problema è che in qualsiasi ufficio e persino nelle indicazioni stradali, viene usato il dialetto, con l'effetto di creare molti dubbi nella testa dello straniero. Imparai quindi a distinguere le due lingue e praticando molto, riuscii in pochi mesi a raggiungere un buon livello di spagnolo. La cosa fu molto positiva perchè l'italiano all'estero tende a fare combriccola quasi sempre con connazionali e questo ne limita sia l'apprendimento della lingua che il conoscere culture diverse e fare esperienze nuove.
Per i primi mesi mi sistemai nella stanza di un appartamento condiviso con altri studenti italiani e una ragazza brasiliana, la quale un paio di anni dopo vinse il grande fratello spagnolo. Ne venni a conoscenza tramite uno dei coinquilini di quel piso che incontrai molto tempo dopo, casualmente a Bologna. La cosa mi fece molto piacere poichè sapevo che quello era un sogno che si realizzava per quella ragazza brasiliana così affascinante. Io, dalla mia parte, continuai comunque a detestare quel ridicolo format televisivo.
L'appartamento era vicino all'Avenida Blasco Ibanez, nella zona universitaria della città. C'erano edifici moderni, palazzi altissimi, il celebre stadio Mestalla, locali, bar, discoteche e anche la stessa Università era ubicata in un edificio moderno. Il grande viale collegava la città vecchia al quartiere della spiaggia ed era fondamentale per gli interessi commerciali della città. Alla fine del viale, nella parte interna, c'era il giardino Viveros e proseguendo nella stessa direzione il parco del Turia, un immenso spazio verde che attraversava la città, creato deviando il corso del fiume, dallo stesso nome, verso la periferia. Qui c'erano alcuni dei luoghi maggiormente conosciuti di Valencia, come la Città delle Arti e della Scienza, il ponte di Calatrava, l'Oceanographic, il Palau de la musica, il Gulliver ecc. ma soprattutto era il vero polmone della città, con zone ricreative, piste ciclabili, fontane e laghetti di qualsiasi tipo e dimensione, campi da gioco e spazi per rilassarsi, studiare, scherzare con gli amici, passeggiare con i cani o in dolce compagnia...

Plaza de la Reina - Valencia

Città delle arti e della scienza - Valencia

Plaza de toros - Valencia


...Al di là del parco, la grande torre Serranos indicava l'inizio della città vecchia. Un susseguirsi infinito di piazzette e vicoli più o meno stretti dove era facile perdersi e che s'intrecciavano fino ad arrivare alle tre piazze principali, Plaza de la Virgen con la cattedrale e la fontana, Plaza de la Reina con la sua imponente torre e Plaza del Ayuntamiento ovvero la piazza del comune circondata da palme altissime e dallo splendido edificio dove la signora Rita Barberà svolgeva i suoi loschi sotterfugi politici. Poco distante da lì, si arrivava alla stazione centrale dei treni, dove sorgeva il quartiere più commerciale di Valencia, Xativa, con la Plaza de toros cittadina, fast-food, negozi di moda all'ultimo grido, uffici e tanti bar in cui i dipendenti degli esercizi potevano riposarsi sorseggiando una classica cerveza o una tipica horchata, anche se la maggior parte di loro era solita bere uno di quei caffè annacquati che sapevano di ruggine.
Da Plaza de la Virgen invece era possibile inoltrarsi per Calle Caballeros e da lì proseguire per il Carmen, il quartiere antico con splendidi palazzi settecenteschi, la pavimentazione in sanpietrini e una serie interminabile di locali, l'uno accanto all'altro, per tutti i gusti. Ero solito frequentare quelli un pò meno modaioli come Radio City, dove un giorno alla settimana si poteva assistere a un vero spettacolo di flamenco, il Cafè Lisboa per un mojito, Las tribus per una tequila sale e limone, il Pinball per un chupito o il Turmix, dove era possibile sorseggiare un assenzio ad ore improponibili...
...Uno degli aspetti sicuramente positivi fu anche il fatto che le ragazze valenciane, oltre ad essere molto carine, erano piuttosto disponibili e questo rendeva ancor più piacevoli le calde serate di festa.
Per mangiare una tipica paella valenciana, mista con carne e pesce, invece potrei consigliare alcuni posti vicino al mercato centrale, in particolare i chioschetti ai bordi della strada dove il rapporto qualità-prezzo è davvero vantaggioso. Per una cena seria però è meglio dirigersi verso il mare, ma una cosa è certa, cioè diffidare dei bar-ristoranti più vistosi e situati nelle vie di maggior traffico perchè è noto che la paella che offrono là, sia fatta con prodotti ultra-congelati e i prezzi siano appositamente elevati per i turisti. In ogni caso, per chi avesse problemi nel digerire questa deliziosa pietanza, può visitare una delle antiche botteghe di vini e liquori situate tra Plaza de la Reina e il mercato centrale, degustare un bicchiere di Mistela, un passito dolce e inebriante e sedersi all'ombra della caratteristica Plaza Redonda.
La qualità di vita è abbastanza elevata, gli abitanti di Valencia sono benestanti o perlomeno questo è ciò che tendono a ostentare, ma al tempo stesso sono persone semplici nella maggior parte dei casi. La città è talmente pulita che rischia di apparire come una menzogna, i prezzi delle cose, nonostante la globalizzazione e l'€uro, non sono alti e anche affittare un intero appartamento non è una follia, o almeno non lo era fino al 2007.


Valencia Skyline

Valencia - Graffiti
Valencia - Torres de Quart


Dopo tre mesi decisi così di dare una svolta all'Erasmus e trasferirmi nella città vecchia. Mi piaceva quella zona, la trovavo poetica e ispiratrice, mi ricordava Parigi e i fermenti culturali, i lampioni nella notte ricoprivano le strade di una luce calda arancione e l'atmosfera che si respirava era quella di una città con un'anima, una storia e una sua elegante personalità, quella cioè che rende una città una grande città. Attraversare Valencia era semplice e veloce. Con la metro o in bici, per arrivare al Cabanyal, la zona della spiaggia, s'impiegava un quarto d'ora. Il quartiere in realtà non era molto bello, sporco, abbandonato, ma poco tempo dopo venni a conoscenza che i residenti si erano opposti ad un piano di modernizzazione del quartiere che prevedeva la distruzione di edifici e palazzi storici, quindi compresi che in realtà quella zona andava bene così. La spiaggia era molto larga e il mare non era il massimo della pulizia, anche perchè poco distante sorgeva uno dei porti più importanti della Spagna, ma era comunque piacevole trascorrere giornate al sole o passeggiare lungo mare fino alla Malvarrosa.
Il mio nuovo appartamento si trovava in Calle del Convent de Jerusalem, un tempo via di immigrazione e delinquenza, ma ormai si era evoluto e adattato alle esigenze della vicina stazione e del quartiere antico. La casa era piccolina ma completamente ristrutturata e trovare gente con cui dividerla non fu difficile...

...ecco un breve video su Valencia






venerdì 7 ottobre 2011

La mia vita come un Road Movie

On the Road è un termine inglese (per chi non lo sapesse!) che significa letteralmente "sulla strada", ma è anche il titolo del libro più famoso di Jack Kerouac (sempre per chi no lo sapesse!), autentica icona della generazione perduta degli anni '60 (la Beat Generation), bibbia per i viaggiatori di ogni parte del mondo e cult per i giovani di ogni tempo a venire.
Se la letteratura fu all'avanguardia nel dare libero sfogo ai disagi giovanili dell'epoca e nell'anticipare la Rivoluzione culturale che si avvicinava, il cinema ne approfittò tempestivamente, facendo nascere a cavallo dei '60 e i '70 un vero e proprio genere di film: il Road Movie. Il primo grande capolavoro On the Road fu "Easy Rider" (1969), nel quale due giovani anti-sistema percorrevano l'America a bordo delle loro Harley-Davidson, senza una reale meta, se non quella immaginaria della libertà, incontrando sul percorso figure molto rappresentative di una società ormai in decadenza...tra pusher, villaggi di hippies, marijuana, alcol, cocaina e lsd.


In realtà già Hemingway, London e gli afro-americani erano stati i pionieri di questa cultura del viaggio e in alcuni casi dello sballo. Il Beat e il blues hanno sempre rappresentato la libertà dei neri che venivano portati in America, sfruttati e schiavizzati e Woody Guthrie, un cantautore/viaggiatore ne fu un esempio concreto prima di lasciare spazio ai grandi maestri del jazz e poi a gente come Bob Dylan e le rockstar di Woodstock che hanno fatto del viaggio una vera e propria fonte di ispirazione per la propria musica.
Il Road Movie altro non è quindi che la trasposizione cinematografica di una storia di viaggio. Inizialmente questi viaggi erano in moto, ma poi nel corso degli anni sono stati fatti film di viaggi su qualsiasi tipo di mezzo di trasporto. Ad esempio in auto in film come Getaway e Paris Texas, in treno, sul bus, in camion o addirittura a bordo di un tagliaerba ("Una Storia Vera" di David Lynch). Poi ci sono anche quelli in nave o in aereo, ma questi, pur essendo di viaggio, non sono "sulla strada" e non rientrano quindi completamente nel genere.
La strada è ovviamente anche una metafora della vita, un'immagine poetica ma popolare riconducibile alla linea del tempo. "Vado per la mia strada"!! Buona o cattiva che sia ognuno ne ha una di strada.
Ecco...il motivo per cui ho parlato di questo è perchè sono sempre stato affascinato da questa cultura, dalla ricerca di un qualcosa di inspiegabile, dalla libertà, dall'avventura e penso che se gli esseri umani non avessero creato, nel corso della storia, valori che in realtà valori non sono, oggi il mondo sarebbe diverso, meno frenetico, più naturale, la gente si amerebbe di più e non sarebbe così avida di denaro e di tutto ciò che crea desiderio. Si darebbe più valore alle cose importanti, alle persone e alla natura, all'essere sereni e liberi da qualsiasi schiavitù...


Il forte disgusto provato in giovane età verso alcune dinamiche sociali propriamente italiane, agevolò il mio desiderio di trasferirmi all'estero e colsi l'opportunità al volo quando, al tempo dell'Università, venni a conoscenza del progetto Erasmus... 
...inconsapevolmente infatti la mia vita iniziò ad essere come un Road Movie!!!