lunedì 13 agosto 2012

Il Paese Basco On the Road: Bilbao (Parte III)

Dopo poche ore di viaggio arrivammo a Bilbao, attraversando da est a ovest il Paese Basco lungo l'autopista, larga e scorrevole, che collega San Sebastian alla capitale della Biscaglia appunto.
Lasciammo alle nostre spalle una settimana impegnativa di feste e sbronze e ad accoglierci, a nostra insaputa, una città verdeggiante che fremeva nei preparativi della propria e personalissima Semana Grande. Quello che poteva sembrare un colpo di fortuna era in realtà una sfida della natura alla nostra resistenza fisica e, spiacente per i lettori festaioli e i neobukowskiani, tengo a precisare fin da subito che non accettammo quella provocazione così esplicita.
Andammo subito però a fare un giro in centro, parcheggiammo la Volkswagen scarcassata a due passi dal Guggenheim e decidemmo di passeggiare lungo il corso del fiume Nerviòn, così senza una meta precisa e senza rivolgere occhio alla mappa. Ci inoltrammo per i vicoletti del centro storico, pieni di botteghe e locali dove bere e mangiare degli ottimi pinchos, mentre in ogni piazzetta venivano allestite le scenografie e i palcoscenici dei concerti e degli eventi che avrebbero avuto luogo nei giorni successivi. Decidemmo prima del tramonto di andare a prendere il meritato riposo e trovammo un ostello della gioventù un pò lontano dal centro, ma dal quale godevamo di un'ottima vista sulla città.




Bilbao - Panoramica


Bilbao ha circa mezzo milione abitanti che raddoppiano considerando nel conteggio anche quelli dell'area metropolitana e, grazie alle importanti infrastrutture costruite negli ultimi decenni, come ad esempio le autostrade e la metropolitana, che si sono aggiunte alla presenza di uno dei porti più importanti di tutta la Spagna, rappresenta oggi una delle città più ricche dell'intero Paese. Il clima fresco e umido, lo stile di alcuni edifici del centro e la peculiare freddezza della gente del posto, rendono l'ambiente piuttosto british e accentuano ancor maggiormente le differenze col resto della nazione, già ampiamente discusse attraverso ragioni politiche. L'indipendentismo basco, l'ETA e la lingua euskera sono infatti costantemente notizie da prima pagina in tutti i giornali, ma è davvero difficile farsene un'idea precisa perchè dialogare in spagnolo con un basco di questi argomenti, statisticamente, ha le stesse probabilità per una persona di vincere alla lotteria. Riassumendo in breve, la sinistra nazionale tende a negoziare coi baschi mentre la destra ha un atteggiamento di chiusura, ma gli indipendentisti rivendicano il proprio apporto agli interessi della Spagna e polemizzano invece su ciò che ricevono in cambio. In ogni caso, gli attentati terroristici che fino a qualche anno fa sconvolgevano il mondo intero, come le bombe esplose a Madrid e Valencia, sono oggi solo un triste ricordo visto che l'autunno scorso, pochi giorni prima delle elezioni che avrebbero sancito l'addio di Zapatero alla presidenza del governo, i vertici dell'indipendentismo basco, attraverso un comunicato ufficiale, dichiararono lo stop all'uso di qualsiasi forma di violenza.
Già nell'estate in cui, insieme alla ragazza valenciana, soggiornammo a Bilbao, dalle finestre degli edifici amministrativi penzolavano queste bandiere (foto), un segnale inequivocabile di civiltà matura, al di là di ciò che la gente possa pensare a riguardo.

"Abbiamo bisogno di pace" - Edificio a Bilbao

Ma Bilbao è anche una città in forte crescita dal punto di vista culturale. Il museo Guggenheim col suo ragno gigante all'esterno, opera del canadese Frank Gehry, è sì vero che assomigli  all'astronave di un film di fantascienza, peraltro mal riuscito e allo stile del peggior Edward Wood, ma è anche un'attrazione importante per i turisti di tutto il mondo e per i giovani studenti che da ogni parte della Spagna si muovono, con lo scopo di andare ad abbracciare l'arte, respirarla, comprenderla e riprodurla. Aperto al pubblico alla fine del secolo scorso, al suo interno è possibile avere un incontro ravvicinato con Picasso, Mondrian, Klee o Kandinsky è non è un caso che, anche grazie al Guggenheim, lo spirito artistico spagnolo sia veramente rinato dopo gli anni bui della dittatura di Franco, ma questa è un'altra storia che non ho intenzione di approfondire qui. Quindi per non divagare troppo e tornare all'argomento, è importante sapere che famosi architetti come Norman Foster e Santiago Calatrava abbiano contribuito, a modo loro, ad abbellire e rendere più fruibile la città di Bilbao che fino a qualche decennio fa, altro non era che una squallida città di porto, industriale e inquinata.
Un altro punto a favore in senso culturale per Bilbao, è dovuto sicuramente alla presenza dell'Università del Paese Basco che venne frequentata per un breve periodo, tra gli altri, dal giovane Nacho Vigalondo, uno dei registi cinematografici spagnoli emergenti con maggiore talento.
Per concludere, un fattore rilevante per le sorti della città è rappresentato dalla squadra di calcio dell'Athletic, che gioca le sue partite casalinghe nello stadio San Mamès, detto anche la cattedrale, un fortino inespugnabile, nel quale i tifosi sono soliti creare un'atmosfera unica, orgogliosi di supportare l'unica società calcistica al mondo che abbia deciso di rinunciare ai giocatori stranieri e schierare perciò solo ed esclusivamente atleti baschi. Una favola autarchica, come è stata definita dalla stampa sportiva internazionale, per questa squadra che è riuscita a ottenere successi anche a livello europeo e che, oltretutto, è stata pionieristica nel lanciare la moda dei giocatori autoctoni, poi seguita da altri club come ad esempio il Futbol Club Barcelona. 

Tifosi e giocatori dell'Athletic Bilbao allo stadio San Mamès


Il Guggenheim di Bilbao

Il nostro soggiorno a Bilbao durò un paio di giorni, nei quali riuscimmo a vedere gran parte della città, senza però, a dire la verità, essere presi da quelle forti emozioni che avevano caratterizzato invece i primi giorni di quel viaggio. Cercare qui i motivi è piuttosto inutile, oggettivi o soggettivi che siano, quindi non mi sento in grado di poter consigliare o meno una visita turistica. Ciò invece di cui sono convinto è di avere voglia di tornarci e approfondire alcuni aspetti che in quei giorni di Agosto trascurai. Una città che era riuscita ad arricchirsi ed espandersi prepotentemente in epoca industriale, non tenendo conto però dei danni ambientali e che, all'inizio degli anni Ottanta vide un blocco improvviso nella crescita economica, seguito inoltre da disastrose alluvioni che segnarono il punto più basso della sua storia, ma che a quel punto ha saputo risollevarsi tornando a splendere in così poco tempo, merita tutto il rispetto del mondo. Quindi, alla fine della storia, un consiglio me lo sento di dare, ovvero se deciderete di andare a Bilbao non la sottovalutate, ma datele fiducia, immaginatela sporca e fumosa come era, aprite gli occhi e guardate bene ciò che è oggi, poi, provate a riflettere se tutto questo possa essere possibile anche nella vostra città. Se deciderete invece di non andare mai nella vostra vita a Bilbao, nessuno ve ne farà una colpa, però potreste ad esempio cercare il film di Bigas Luna "La chiamavano Bilbao". Non c'entra assolutamente nulla il titolo del film con la città, almeno all'apparenza, ma potreste essere violentemente turbati e decidere di partire il giorno stesso.


Qui sotto trovate dei video sulla trasformazione di Bilbao. I primi due sono uguali, il primo è in inglese e il secondo in spagnolo. Purtroppo in italiano non c'è! Il terzo video è una galleria sui progetti architettonici che hanno cambiato e che cambieranno faccia a Bilbao.



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