giovedì 2 febbraio 2012

Il Paese Basco On the Road: San Sebastian e la Semana Grande (Parte I)

Arrivammo a San Sebastian, Donostia in basco, in tarda nottata. Dall'autovia principale iniziammo a vedere la calda luce della città e seguimmo le indicazioni verso il centro. Costeggiammo il fiume Urumea con i suoi ponti che, illuminati nella notte, sembravano voler svelare la storia di un popolo conosciuto ovunque per il suo radicalismo politico e la sua scellerata violenza: i baschi. Arrivammo fino in fondo, almeno fin dove era possibile arrivare con l'automobile e vedemmo di fronte la spiaggia della Concha con la sua baia che sfocia nell'Oceano Atlantico e che segna il confine tra Spagna e Francia. Proseguimmo verso ovest e più precisamente verso la collina dove i benestanti vizcaini risiedono nelle loro villette ben curate, con tanti fiori colorati alle finestre. Eravamo molto stanchi del viaggio e dopo aver mangiato ciò che rimaneva nei barattoli di conserve, riposammo abbracciati sui sedili dell'auto in una piazzetta sulla collina, dalla quale era possibile vedere un romantico panorama della città. 

La baia di San Sebastian all'alba


All'indomani visitammo il centro storico e scoprimmo una città davvero interessante. I vicoli e le piazzette pulite e decorate, che accoglievano i vecchietti dall'aria serena, ci portarono dritti alla magnifica cattedrale del buen pastor. Un'opera in stile neogotico che non passava inosservata, oltre che per la sua grandezza, soprattutto per l'alta torre di ben 75 metri. Mentre la ragazza valenciana fece un giro rapido al suo interno, io feci soltanto capolino e rimasi a guardare i passanti dal tranquillo giardinetto circostante, poi quando la ragazza uscì facemmo colazione al Plaza Cafè, un bar piccolo e accogliente nella parte posteriore rispetto alla facciata. Proseguimmo la visita di San Sebastian, una città cresciuta in epoca moderna grazie al commercio dei pescatori e alla sua posizione strategica di confine, capoluogo della regione della Guipuzcoa e insieme a Vitoria e Bilbao, punto nevralgico dell'indipendentismo basco.

San Sebastian - Catedral del Buen Pastor

Attraversammo quindi il Ponte Maria Cristina e fummo travolti da una massa di gente che urlava e cantava slogan in una lingua per noi incomprensibile, l'Euskera o più comunemente il basco. Le bandiere bianche con la croce verde e righe rosse sventolavano orgogliose e a me rimandavano a due ricordi alquanto superficiali: il Tour de France e le rivendicazioni degli attentati viste nei tg. Questo ricordo fu talmente impulsivo che decisi di allontanarmi per paura di ritrovarmi in mezzo a qualche guaio. La ragazza mi seguì e neppure il tempo di uscire da quella folla che fummo travolti da un'altra manifestazione, questa contro la violenza ai tori nelle corride. Per quel che mi riguarda poteva anche essere la stessa manifestazione ma non facemmo in tempo a rendercene conto...


San Sebastian - Manifestazione per i diritti degli animali

San Sebastian - Il ponte Maria Cristina
...nonostante le nuvole decidemmo di andare verso la spiaggia della Concha. Scendemmo le scalette e camminammo a piedi scalzi sulla sabbia dorata e umida, il cielo iniziò a schiarirsi e un raggio di sole illuminò un abbondante spicchio del semicerchio che formava appunto la Concha. Ci mettemmo seduti sul bordo di cemento sotto al colonnato, con i piedi penzolanti, a sorseggiare una freschissima Estrella e chiedemmo a un signore i motivi della manifestazione che avevamo incontrato. Il signore esitò un pò a risponderci, poi con tutta l'aria di essere scocciato e di fare la carità nei nostri confronti, accennò due-tre parole in castigliano, di cui riuscimmo a comprendere "Indipendenza" e "Euskadi".
Constatata l'antipatia del signore, comprendemmo però un sentimento di profondo odio e distaccamento dalla Spagna, dallo spagnolo e da tutta la bugia dei formalismi e nazionalismi vari, la presenza di un vero e proprio nemico da combattere a costo persino della vita stessa e la speranza della libertà di un popolo, utopia burocraticamente realizzata ma irrealizzabile nella vera realtà dei fatti.
Il sole aveva ormai illuminato completamente la Concha, iniziava a fare veramente caldo, i bambini con il culetto scoperto correvano felici verso l'acqua e anche noi facemmo un bagno rilassante e rinfrescante, proprio lì nella stessa baia dove Hemingway veniva a smaltire le sbornie e i pensieri.

San Sebastian - La Concha


In serata incontrammo un amico della ragazza valenciana. Il ragazzo era di San Sebastian, castano e un pò stempiato, pizzetto da chitarrista metal, non molto alto e un pò tarchiatello. Si erano conosciuti in Erasmus a Trieste l'anno precedente e sebbene lui manifestasse un notevole interesse verso di lei, poco curante della mia presenza che in teoria avrei dovuto essere l'amigo especial se non addirittura il novio agli occhi della gente, la ragazza si teneva piuttosto distante da lui e a volte si girava verso di me facendo delle facce disgustate. Una situazione che mi metteva in imbarazzo, anche perchè tutto sommato il tipo mi era simpatico, ma sapevo che ciò che interessava a lei era la possibilità che il ragazzo ci ospitasse a casa sua per qualche giorno. Ho sempre odiato gli atteggiamenti da furbetto o da tipico picaro spagnolo e probabilmente anche il ragazzo, che infatti non abboccò alla lenza e ci consigliò un posto nelle colline circostanti a San Sebastian per dormire. A parte questo, la serata fu piacevole, entrammo almeno in una decina di bar e locali, bevemmo e mangiammo a volontà. Accompagnammo gli ottimi Pinchos, le tapas basche, con del Sidro fruttato e inebriante. Imparammo persino a servirlo dalla bottiglia al bicchiere come fanno i baschi, cioè dall'alto verso il basso, a una distanza di almeno un metro l'una dall'altro, cosa molto difficile se si è già bevuto, e portai via con me uno di quei tipici tappi con due fessure, fatti apposta per quel vino dolce e liquoroso. Per le strade era pieno di gente giovane che cantava, beveva e ballava, gruppi musicali, bande folcloristiche e artisti di strada. Le ragazze lanciavano languidi sguardi tra la folla e i flash delle macchine fotografiche immortalavano dei momenti indimenticabili: era il primo giorno della festa della Semana Grande... (Continua)


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